venerdì 26 giugno 2015

Zia Maria


E così anche tu, cara zia Maria, te ne sei andata, in un giorno d'estate.

E mi dispiace di non esser stata lì, in quel momento, dopo che per tutta la notte, la tua ultima notte su questa terra, mi hai sentita dire: "eccoci zia, siamo qui" quando il dolore ti risvegliava per un attimo dalla grande fatica di smettere di vivere.
Ma io lo so che a modo nostro ci siamo salutate: ero sul balcone, pensando a chi poter affidare Matteo per correre da te quando all'improvviso, da un punto imprecisato dell'anima è sgorgato un pianto profondo e addolorato. Parlando con chi c'era, ho poi capito che quello deve essere stato il momento in cui le forze e la coscienza ti abbandonavano, poco dopo sei morta.
Mi dispiace per non essere stata lì a tenerti la mano ma non mi sento in colpa perché tu sei stata e sempre rimarrai, prima di ogni altra cosa, una madre e da madre avrai capito la premura illusoria di tener lontano un figlio dai dolori della vita.
Quando ho scoperto dell'esistenza di Matteo, io, che mai mi ero immaginata madre, ho cercato di capire cosa fosse e cosa dovesse fare una buona mamma. Ho letto tanti libri, ho tanto pensato e riflettuto ma, alla fine, ho deciso che il mio modello di madre ideale si basava sull'esempio di persone come te; tanti luminari, tanti studiosi e tanti esperti non avrebbero potuto insegnarmi nulla di più di quanto hai fatto tu, umile e semplice, con la forza del tuo esempio.
Adesso che sei in cielo salutami quell'altra grande donna che è mia nonna, tua madre, e dille che, benché io l'abbia appena conosciuta, il suo ricordo mi è stato tramandato da chi l'ha amata e continua ad amarla.
Veglia dal cielo su tua sorella come lei ha vegliato te qui in terra e assistimi quando a vegliare lei sarò io. 
Ti ascolteremo quando ci dirai: "eccomi, sono qui."



Caro Matteo è inutile girarci attorno: la morte c'è e non risparmia nessuno.
Per alcuni è la fine e il fine della vita, per altri è un passaggio obbligato verso un'esistenza diversa e migliore. Personalmente ho le idee confuse: da un lato penso che siamo solo animali un po' più evoluti e che l'unica vita sia quella in cui siamo immersi, dall'altro mi pare inconcepibile che tutto possa finire nel giro di un attimo.
Comunque tu la potrai pensare al riguardo, è certo che tutti siamo destinati a morire, anche io e te; spero di ricevere la grazia di fare questa esperienza prima di te perché mi dicono che non c'è dolore più grande di sopravvivere ad un figlio mentre, per quanto doloroso, è abbastanza naturale che un figlio perda un genitore.
Ma non è questo il punto.
Caro Matteo la morte è strana: a volte arriva prepotente e inopportuna, senza preavviso, portandosi via persone giovani, devastando l'esistenza di intere famiglie, cambiandone i destini. In questi casi il dolore è potente e lo smarrimento totale fin quando, e non saprei dirti quanto tempo basti, non ci si abitua a vivere senza la persona che è morta. Altre volte, invece, la morte è paziente e pedante, sceglie una persona e le si piazza vicino per mesi o anni, senza fretta, prosciugando la sua vitalità, togliendole l'aria fino al punto che anche chi gli sta vicino arriva a percepirla, a sentirne il potere sconfinato e a pregare che se ne vada il prima possibile col suo carico di vita. 
Contro la morte non si può nulla, è bene che tu ne sia consapevole e, tuttavia, fino all'ultimo secondo di vita, la morte deve rimanere all'angolo; fino all'ultimo respiro, quello che ogni persona può fare è rimanere accanto a chi la sta lasciando. Si chiama "compassione" ed è, per me, una delle virtù più grandi dell'essere umano.
Il punto è, caro Matteo, che se anche tu diventassi una persona grande, ricca, potente o sapiente saresti sempre un piccolo uomo se non avessi la capacità di tenere la mano ad una persona che sta morendo.



2 commenti:

  1. Mia cara, ti sono vicino e mi dispiace per zia Maria e per te e per Matteo.
    Oggi ho guardato il figlio grande durante la recita di fine anno e ancora una volta ho riconosciuto, questa volta sul palcoscenico e ben rappresentati, tutti gli stati d'animo che mi appartengono e che fanno parte di ciascuno di noi: parlo della timidezza, della voglia di fare per bene qualcosa, della soddisfazione, del dubbio, del perdere il tempo della battuta, del riguadagnare soltanto con un sorriso l'attimo già volato via.
    I nostri occhi si sono incontrati più volte, infondo poche, sono bastati alcuni secondi a darci le certezze che cercavamo l'uno nell'altro. Una presenza, la mia, minima per lui. La mia consapevolezza che il futuro appartiene soltanto ai miei figli, un domani che io riconosco in qualche modo e che per me è soltanto loro.
    Per me l'eternità non è altro che questo tramandarsi qualcosa, sia questo pure un presagio o un'intuizione. E in questo senso la morte, la mia, per me rappresenta ben poca cosa, eccetto il dolore che possono ricevere le persone che mi amano. E' per questo, soltanto per questo, che cerco di tenermene alla larga.

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    1. Caro Cristiano grazie per la tua vicinanza.
      Al contrario di te, quando guardo Matteo vedo ben poco di me e di questo provo profonda soddisfazione salvo poi dargli esempi che comunque rispecchiano la mia scala di valori e che, molto probabilmente, lo influenzeranno profondamente. Un genitore vorrebbe sempre trasmettere al figlio il meglio di sé ma qual'è il meglio? Non sarebbe forse più auspicabile, per me, che Matteo diventasse un uomo duro e insensibile ad eventi come quelli che a me danno tanta sofferenza? Francamente ho una gran confusione in testa.
      Tenersi lontano dalla morte per evitare un dolore a chi ci ama è un comportamento solo in apparenza semplice ma in realtà molto saggio: ci sono persone che nemmeno alla fine della loro vita vengono sfiorati da una tale consapevolezza.
      Ciao e a presto.

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Ma dai, sei arrivato fin qui!!!?
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