"va bene cominciamo
che prima concludiamo
prima posso andare via"
canta un grande
canta un grande
e allora:
Matteo, stellocchietto di mamma, ti voglio tanto bene ma quando butti tutto per terra e riempi il pavimento di briciole varie, proprio il giorno che avevo pulito tutto per bene, sgombrando l'ambiente esterno alla ricerca dell'ordine che all'interno mi manca, io non ti sopporto
e quando, dovendo evidentemente scaricare la tua rabbia, inizi ad agitare braccia e gambe senza considerare che di fronte a te ci sono io, mamma aperta e consapevole delle nuove tendenze della moderna pedagogia, ma pur sempre fatta di carne ed ossa (peraltro piuttosto minute), io non ti sopporto
e non ti sopporto quando rifiuti di usare il vasino e fai la cacca nelle mutandine e poi non sai darmi motivazione valida di questa tua preferenza
e quando ti sto vestendo e trovi sempre qualcosa alle tue spalle che imperiosamente richiama la tua attenzione
e quando dobbiamo uscire e all'improvviso ti colpisce l'idea che invece è più interessante giocare a far rotolare il tubo delle gomme da masticare, io non ti sopporto.
Però tranquillo: sei il mio bimbo e se ci sei è perché l'ho voluto io, dunque troverò le energie necessarie a sopportare quello che non sopporto di te aspettando che tu sia in grado di capire ed evitando nel frattempo (che il cielo mi aiuti) di buttarti dalla finestra.
Papà camp: la sede è pubblica dunque non mi pare il caso di dire qui quello che non sopporto di te ma ce n'è anche per te, in separata sede, che poi non so nemmeno se ti interessa saperlo e questo, te lo posso dire anche da qui, non lo sopporto.
Luna: forse non ti è ancora chiaro il concetto ma tu devi fare quello che dico io non quello che fa Trilli, lo so che lei è un canide come te ed è uno spirito libero ma quando usciamo tu non puoi pretendere di seguirla nei suoi vagabondaggi, questo io non lo sopporto.
Passiamo quindi alla famiglia d'origine: io non vi sopporto più, anche se sono la più intelligente non significa che debba sempre essere io ad ascoltare, consolare, giustificare e mediare. Non lo sopporto più: iniziate a darvi da fare pure voi invece di arroccarvi ognuno sulle proprie posizioni con quel contegno sdegnoso che vi viene tanto facile assumere. Io ci tengo alla pace familiare ma ancora di più al mio equilibrio psichico. Se continua così, un bel giorno me ne laverò le mani e chi s'è visto s'è visto e poi non venite a dirmi che vi dispiacerà perché a quel punto sarà a me che non importerà più nulla.
E non sopporto più nemmeno la famiglia allargata: tutti baci e abbracci e poi appena ti volti, tutti a gettar fango e a seminare zizzania. Per non parlare di quelli che non perdono occasione per provocarmi perché tra le missioni della loro scialba vita c'è quella di tirarmi fuori il peggio così, tanto per sentirsi meno mediocri. Lo sapete che non lo sopporto, che mai ve la darò vinta (a parte i normali e funzionali scleraggi che, nonostante la mia superiore natura, mi caratterizzano come umana, infine) a costo di fare come se non esistiate. Ma anzi, iniziamo da subito che tanto già s'è capito che, con voi, ogni sforzo è vano e sprecato.
Infine non che non ci dorma la notte ma un blog, per quanto poco visitato, ce l'ho anche io dunque, da blogger della domenica, dirò che:
non sopporto quelli che il giorno prima scrivono post che sembrano l'ultimo messaggio di un suicida e il giorno dopo pubblicano la raccolta completa delle barzellette italiane dal dopoguerra ad oggi, e quelli che "seguono" trecento blog ma poi non li seguono e quelli che scrivono e tu commenti e loro non si degnano neppure di rispondere neanche fossero Beppe Grillo.
E non sopporto quelli che mi intasano il blog alla ricerca di immagini di Peppa Pig. Non avete idea di quanta gente al mondo lo faccia. Boh!
E non sopporto quelli che mi intasano il blog alla ricerca di immagini di Peppa Pig. Non avete idea di quanta gente al mondo lo faccia. Boh!
Ecco: ho affidato alla rete la lista aggiornata di quello che non sopporto perché, quando davvero fai ogni sforzo possibile per fare bene e ti continua a piovere sulla testa e sui piedi, allora è arrivato il momento di fermarsi e dire "io questo non lo sopporto e non muoverò un solo muscolo in più nella tua direzione, se ci tieni, muoviti tu perché io sono stanca".
Ho finito, vado.
Ho finito, vado.