venerdì 25 febbraio 2011

La rugiada e il lampo

Disse una volta il Vecchio Saggio:

"tra colui che percuote 
e colui che è percosso
non c'è differenza.
Son come goccia di rugiada
o come lampo".

Questa frase mi viene sempre in mente quando litigo con qualcuno a cui voglio molto bene; non ho mai indagato bene sul suo significato e, del resto, non servirebbe perchè io l'ho sempre considerata un  koan dunque poco importa il suo significato, importa invece che mi torna sempre in mente quando litigo con qualcuno cui voglio molto bene.
Ieri è successo col gigantino: da una settimana vago nottetempo in cerca del perduto talamo su divani e letti sommariamente montessoriani perché lui (peraltro approfittando di una nostra concessione) occupa ormai stabilmente almeno una piazza del letto dimostrandosi, oltretutto, beatamente disinteressato alla presenza dell'uno o dell'altro genitore nella parte restante; questo mi rende un tantino nervosa, inoltre sono in tensione perché nei prossimi giorni arriveranno risposte importanti ad un problema che mi sta molto a cuore.
Insomma, quando ieri il gigantino ha rotto un bicchiere è stata proprio la proverbiale goccia: l'ho rimproverato urlando, l'ho preso e posato sul divano intimandogli di non muoversi (la punizione per lui più brutta); il piccolo è scoppiato in lacrime senza neppure provare ad articolare un minimo di spiegazione. Io ho lanciato oggetti un po' qui, un po' lì,  tanto per sfogarmi, mentre declamavo anatemi in sanscrito. Ero arrabbiata e consapevole di esserlo. Ero anche scioccata nel constatare quanto fosse simile la reazione del gigantino alla mia, quando ero io ad essere rimproverata da mio padre. Ho sperato di non averlo guardato allo stesso modo.
Il gigantino è  rimasto seduto per circa quaranta minuti, poi papà camp (grazie amore per aver capito) lo ha portato in bagno per cambiarlo e ha provato a farlo addormentare, ma lui non ne voleva sapere. Quando, finalmente calma, dispiaciuta e intenzionata a scusarmi, sono entrata in camera (mia) lui mi ha sorriso e si è proteso per darmi un bacio, ci siamo abbracciati e coccolati e non c'è stato bisogno di parlare e spiegare; così si è addormentato abbracciato a me, con la sua guancia sulla mia e per tre volte mi ha stretto più forte mentre cercavo di riattivare la circolazione venosa della metà sinistra del corpo.
Ecco: questo con mio padre non è mai accaduto. 
Si, si: deve trattarsi proprio di un koan.

mercoledì 16 febbraio 2011

Amore mio...

Ciao amore mio questo piccolo cambiamento è dedicato a te perché tu l'hai ispirato. Circa due settimane fa sei tornato a ridere e per me è stato come tornare a respirare, sentirsi inaspettatamente più leggera, sentirsi felice e grata e capire che le attese, anche le più lunghe, all'improvviso finiscono.
E' dall'inizio della nostra storia (da una vita fa, praticamente) che stiamo sempre ad aspettare qualcosa e lo facciamo sempre, bene o male, insieme, noi due; e sempre, la cosa più difficile è adattare il proprio ritmo all'altro, camminare lentamente quando si avrebbe voglia di correre, lasciar correre quando si vorrebbe chiedere e capire. Ti ringrazio per tutte le volte che mi aspetti con pazienza e amore; dal canto mio, anche se potrà sembrarti strano, non c'è giorno che non mi chieda se faccio abbastanza per te e se ti rendo felice oltre a crearti un sacco di problemi che, se io non ci fossi, non avresti nemmeno.
Amore mio spero tu abbia dato la risposta giusta perché io voglio esserti vicino ancora per molto: da sempre, non conosco persona più bella con cui potrei fare questo lungo e sorprendente viaggio che è la vita; però tu, per favore, continua a sorridere.
Intanto, ancora, buon compleanno amore


Ti ricordi...?
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